mercoledì 16 ottobre 2013

vocaZioni effimere

- Hai mai pensato all’etimologia del desiderio?
- No, però so benissimo che cosa lo scatena
- Sto parlando seriamente, dai!
- Anche io
- Allora smetti di guardarmi le gambe con l’occhio carnivoro dello sciupafemmine e rifletti!
- Hai una calza smagliata, tutto lì.
- D’accordo, ma non lo trovi meraviglioso?
- No, personalmente mi da un senso di sciatteria e… no,  non mi piace.
- De Sidera... dalle stelle... invocazione muta di attesa... come guardare il cielo e aspettarsi che proprio da lì possa scendere ciò che manca. Come se l’anima del desiderio fosse intimamente legata alla luce delle stelle
- Ti ricordo che il de è privativo. Come "cessare di vedere", "constatare l'assenza di stelle” e...  mi disorienta questo tuo luminoso desiderio... inoltre, detesto l’idea che qualcosa che vorrei veder realizzato non sia in mio potere, ma dipenda da come brillano quei puntini lassù
- Io ci vedo piuttosto un senso di rimpianto celeste, o di cosmica nostalgia e poi, lo dice anche Dante: "Se tu segui tua stella, non puoi fallire a glorïoso porto...”
- Seeeeee... è Brunetto Latini che lo dice... e intanto guarda un po’ dove è finito. Senti, è meglio che tu ti vada a cambiare, o farai tardi all’appuntamento. Lo dico per te.  Sbrigati!

martedì 15 ottobre 2013

della tenereZZa e della follia


Il finale di Baci Rubati racchiude una delle scene più surreali e, allo stesso tempo, più affascinanti e geniali della filmografia di Truffaut.L'uomo misterioso suscita emozioni e interrogativi, ma lo fa con toni leggeri, a metà strada tra comico e demenziale, sfumati da quella venatura ironicamente amara, per concludere in modo "definitivo" una storia d'amore che sembra destinata a non sbocciare mai.





Signorina, so di non essere uno sconosciuto per lei. L'ho osservata a lungo senza che lei se ne accorgesse, ma da qualche giorno non cerco più di nascondermi. So che è arrivato il momento. Ecco, prima di vedere lei non ho mai amato nessuno. Detesto il provvisorio. Conosco bene la vita. So che tutti sempre tradiscono tutti. Ma tra di noi sarà diverso. Noi saremo un esempio, non ci lasceremo mai neppure per un'ora. Io non lavoro, non ho impegni nella vita. Lei sarà la mia sola preoccupazione. Io capisco che.. che tutto questo sia troppo improvviso perchè dica subito di si, e che prima voglia rompere dei vincoli provvisori che la legano a delle persone provvisorie. Ma io sono definitivo!
[Baci Rubati - F.Truffaut - 1968]

giovedì 10 ottobre 2013

tra ZenZero e fiori ribelli

 

contraddiZioni

E poi scopri che la Barbie porta le mutande… Sì, molto carine e con trame a fiorellini stampate sul bel corpo di plastica.
Bambola in controtendenza, o banale ipocrisia di ritorno? Mah...
Comunque sia , visto che non si possono cambiare, sarebbe meglio chiamarle “serbande”



 

mercoledì 9 ottobre 2013

primiZie

E' delicata la felicita'. Non sei un funambolo e avanzi passo a passo, non sai niente dei giorni, cammini sul filo, non vedi lontano. Se guardi in basso hai le vertigini, non guardare.
In basso tutti gli uccelli si raggelano e tutti gli uomini si proteggono. Tu cammini in alto, ma è difficile, la felicita'. Rischi ad ogni passo, avanzi docile. In ogni rischio c'e' felicita'. 
Vai verso te stesso e il filo non ha fine.

[Philippe Delerm]



 

mercoledì 2 ottobre 2013

interrogaZione


Se non così, come?
Se non camminando su un tappeto di incertezze. E curiosità.
Se non con una perdita di aderenza a pensieri edificanti. E progetti.
Se non attraversando mesi senza tempo e senza nome. E stagioni.
Se non con quella voglia inquieta di intuirsi ancora. E di stupirsi.
Se non declinando una me nuda d’orgoglio. E di barriere.
Se non con il bisogno di essere presa. E compresa.
Se non con un linguaggio muto di parole, ma rumoroso di gesti. E baci.

Se non così, come?



 

jaZZ


...e tornare, avido di Vita, a sorridere.
Insieme.





giovedì 19 settembre 2013

lunedì 16 settembre 2013

transiZione

Incontro
M.C. Escher - litografia 1944


Comprensibili dicotomie

Si avvicinano e si allontanano
Si perdono e si trovano ancora
Si oltrepassano con-fondendosi
Si rincorrono con-centrandosi

Sebbene nulla accada due volte allo stesso modo
nell’immobile transizione dinamica da chiaro a scuro,
scivolano tra ombra e luce, indivisibilmente separati
procedono di bianco in nero, distintamente composti.

Camminano verso un giorno
che non è mai uguale al giorno
Verso una notte periodica
che non somiglia alla precedente.

Uno piange, l’altro ride
entrambi sorretti
dall’incerto tic tac
che si portano dentro.

Attraversano ogni confine
fin dove c'è spazio in-finito
e l’ora tace senza più moto.
L’uno all’altro in-contro.

...

Siamo diversi
come due gocce d’acqua

venerdì 19 luglio 2013

nessuna certeZZa

Sarà che stasera sento un imbroglio di vita,
una matassa annodata nel cuore,
come garbuglio, come conto sospeso.
Sarà che stasera ti ho a lungo pensato.
In silenzio. Così.
Come il senso della mancanza
che mi accompagnava nei giorni.
Sarà che avrei voluto annegare
nell’onda della tua fame e della tua sete.
Senza pudori.
Sarà per questo
che m’immagino bella, in un ristorante all’aperto,
mentre lascio che il vento mi scopra quel tanto.
Sorrido con labbra che schiudono ad arte,
sapori, rumori e colori di giorni già visti
e mai sognati abbastanza,
mai davvero vissuti.
Sarà che avevo bisogno di te e non c’eri.
Così ti chiamo, come in un gioco di specchi riflessi
per creare appena l’inganno,
per darti un assaggio di quello che hai perso
e farti pensare che, in fondo,
sarebbe bastato allungare la mano.
Il vuoto che senti ha la misura degli anni
che nessuno, nel tempo, ha saputo colmare
e la solitudine diventa un’ombra
che scava nell’anima.

 

martedì 9 luglio 2013

lacrime e jaZZ

 

Le lacrime che non escono si depositano sul cuore, con il tempo lo incrostano e lo paralizzano come il calcare incrosta e paralizza gli ingranaggi della lavatrice.
[Susanna Tamaro - Va' dove ti porta il cuore]  

mercoledì 3 luglio 2013

citaZioni

Ci sono due uomini nel mondo, che
costantemente m'incrociano la strada,
l'uno è colui che amo,
l'altro colui che mi ama.
L'uno è un sogno notturno
e abita nella mia mente buia,
l'altro sta alla porta del mio cuore
ed io mai gli apro.
L'uno mi ha dato un primaverile soffio
di felicità che subito dispariva,
l'altro mi ha dato tutta la sua vita
e non è stato mai ripagato di un'ora.
L'uno freme del canto del sangue
dove l'amore è puro e libero,
l'altro ha a che fare con il triste giorno
in cui affogano i sogni.
Ogni donna si trova tra questi due,
innamorata e amata e pura...
una volta ogni cent'anni può succedere
che essi si fondano in uno.

[Tove Ditlevsen]


Jack Vettriano


martedì 2 luglio 2013

careZZe di malinconia


avec le temps...
avec le temps, va, tout s'en va
et l'on se sent blanchi comme un cheval fourbu
et l'on se sent glacé dans un lit de hasard
et l'on se sent tout seul peut-être mais peinard
et l'on se sent floué par les années perdues- alors vraiment
avec le temps on n'aime plus

domenica 30 giugno 2013

eserciZi di stile – il messicano



Al cuore Ramon!


Il Messicano entra e non si pulisce le scarpe.
Eppure gliel’ho detto che lo zerbino davanti la porta d’ingresso non ha una funzione coreografica. Lui non ci sente. Lui entra. Le sue impronte arrivano fino in cucina e si fermano al frigorifero. La birra gelata in una mano, mentre con l’altra si slaccia i primi bottoni della camicia, prosegue il suo tragitto e finisce di marcare il territorio in veranda, dove si abbandona soddisfatto nella poltrona in vimini simil Ralph Lauren. Allunga le gambe sul tavolino. Chiude gli occhi e sorride.
Non so perché glielo permetto. In fondo, ne ho buttati fuori per molto meno.
Beve.
Appoggia la bottiglia per terra e finalmente mi vede

- Ah… ci sei...

Forse è per via di quel suo specialissimo “ah”. Un intercalare a metà strada fra sfuggevolezza e desiderio. Una pausa di scantonamento. Il preludio ironico a una bugia. La prossima.
O forse è per il sorriso obliquo che lo accompagna sempre.
Non so… forse è per entrambe le cose che glielo permetto.

- Sì, ci sono. Giornata pesante?
- Non importa, Bambina. È passata…Vieni qui e dammi un bacio!

Glielo vado a dare. Mi siedo con lui.
Approccia senza cautele.
Lo allontano senza incertezze.

Il Messicano entra e non chiede permesso.
Non ne ha bisogno, dice lui.
È da maleducati, dico io. E pure presuntuosi, aggiungo.
Tanto glielo accordano sempre, il permesso. Mi fa notare. Perché perdere tempo a chiedere quando conosci già la risposta? Non è intelligente, dice lui.
L’intelligenza non è tutto, dico io. E non ti renderà né migliore, né più felice. Bisogna avere attenzioni e sensibilità. Ci vuole cuore, Ramon. Ci vuole cuore.

- Ah…

Dice lui. Pausa. Sorso di birra e sorriso obliquo.
Aspetto la prossima bugia.
La pausa si prolunga.
Tira fuori lo Zippo, il pacchetto di sigarette e ne accende una.
Improvvisa.

- Il cuore mi ha giocato brutti scherzi e oltre pompare sangue ai miei muscoli e al mio cervello, non svolge altra funzione. Tu sei schiava di secoli di letteratura romantica. Dovresti smetterla con tutti quei libri pieni di buoni sentimenti e storie a lieto fine. La vita, quella vera, è un’altra cosa. Nella vita ci devi stare dentro e viverla per quello che ti offre nel momento. Senza aspettare il principe azzurro. Perciò, se lasci la porta aperta io entro senza chiedere permesso, mi bevo una birra, mangio gli spaghetti che hai cucinato e dopo, se ancora vuoi, andiamo in camera da letto e ci concediamo due ore di puro piacere. Domani mattina, prima che faccia chiaro, uscirò dalla stessa porta che hai lasciata aperta e tu mi ringrazierai per averlo fatto.

Di nuovo il sorriso obliquo.
Mi porge la bottiglia.

- Vuoi?
- No. Non voglio. Non voglio più. Io ci metto il cuore. Tu non lo hai mai fatto
- Ah… mi spiace, Bambina. Lo sapevi fin dall’inizio... i sentimentalismi non fanno per me.

sabato 29 giugno 2013

elogio del silenZio

Poi, il dio della quiete mi cattura e posso finalmente sprofondare nella poltrona e nelle pagine del libro che da troppo tempo aspetta la mia attenzione.


giovedì 27 giugno 2013

contenZioso

Il Signor Armando è un galantuomo.
Percepisco la sua gioia nel ricevermi quando entro nel ristorante. Accenna al baciamano e ringrazia della visita. Non è un trattamento privilegiato quello che mi riserva, accoglie con entusiasmo e grazia tutti i suoi clienti.
Il Signor Armando, li chiama Amici.

- Preparo il tavolo fuori, o preferisce all’interno?
- Preferirei fuori, però le zanzare...
- Non ci sono zanzare qui da noi
- Io di lei mi fido... se poi mi pungono, chiederò come risarcimento una fornitura gratis di Autan per tutta l’estate
- Nessun timore, mi creda... ho fatto un patto con loro e si sono mostrate molto ragionevoli

Il Signor Armando cucina i migliori gamberoni che abbia mai mangiato, anche se non so quanto tempo dovrò aspettare per gustarli di nuovo. Qui da lui non posso ordinare. Posso solo accomodarmi e aspettare di assaggiare quello che, insieme alla moglie, ha preparato per i suoi Amici. Ogni volta è una piacevole sorpresa e una riscoperta del gusto.
Non conosce ricette, il Signor Armando. Conosce il sapore del cibo. E non sbaglia.
Io gli faccio i complimenti e lui risponde che non ne ha alcun merito, che si tratta di Amore. Niente di più.

Amo quello che faccio, dice il Signor Armando, per questo mi riesce bene. Il segreto è tutto lì. Nessun ingrediente misterioso. Soltanto Amore. E’ Lui che conquista il gusto e lo rapisce

E io mi lascio rapire. Sorrido compiaciuta, provando ad ogni parola un senso di crescente leggerezza. Affondo il cucchiaio, golosa,  nel sorbetto di mela verde al calvados, chiudo gli occhi e so perché mi piace cenare in questo posto.

Qualche tempo fa, il Signor Armando ha avuto un contenzioso con una vicina di casa. Niente di ché... La solita attaccabrighe che ha fatto storie per una siepe al confine tra i loro terreni. Chiamato dal Giudice di pace per rispondere in merito alla questione, il Signor Armando ha dichiarato: “Ho già provveduto a rimuovere la siepe che infastidiva la signora, vorrei aggiungere, però, che io sono figlio di Dio e pertanto, potrò essere giudicato soltanto dal Suo tribunale. Il vostro non serve a nulla!”
Il Giudice di pace ha ordinato la perizia psichiatrica.
Mi diverte immaginare che cosa avrà scritto la consulente d’ufficio nella sua relazione. 
Sorrido, aspettando di soddisfare qualche piccola curiosità.
L’appetito, invece, ha già ricevuto la sua parte.

Poi, mentre gusto ancora un po’ la magia di questo delizioso dopo cena, sorseggio il caffé che il Signor Armando ha rigorosamente preparato con la moka.
Con Amore.

E di zanzare, nemmeno l’ombra.

convinZione

Ti credo.
So che vuoi il mio bene.
Ma non riuscirai a portarmelo via facilmente!

martedì 25 giugno 2013

amiciZia

- Com’è andata ieri sera?
- Mah... ha detto c’ho l’approccio dominante... non capisco... forse dovevo buttarla sul romantico
- Romantico? Cos'è? il nuovo modello matrimoniale della Flou?

jeZabel

Jezabel - Irène Némirovsky - 1936
Non avrebbe mai dimenticato quella breve stagione. Mai avrebbe ritrovato esattamente quel genere di piacere. Ci resta sempre in fondo al cuore il rimpianto di un'ora, di un'estate, di un fuggevole istante in cui la giovinezza si schiude come una gemma. Per diverse settimane o diversi mesi, raramente più a lungo, una ragazza molto bella non vive una vita normale. E' come ubriaca. Le è concessa la sensazione di essere fuori dal tempo, fuori dalle sue leggi, di non percepire la monotona successione dei giorni ma di assaporare soltanto alcuni attimi di felicità intensa e quasi disperata.

domenica 23 giugno 2013

staZionario

Il suo non arrivo era avvenuto in ritardo.
Come un qualsiasi treno che si rispetti.

Aveva chiuso il libro e lo aveva riposto con cura, si era alzata, aveva radunato i bagagli, sistemato lo zaino sulle spalle e con decisione si era diretta verso l’uscita dello scompartimento.
Mancava mezz’ora.
Lui la mancava da molto più tempo.
Puntualmente.

In bilico sullo snodo, tra un vagone e l’altro, nello sferragliare afoso di un pomeriggio d’estate, guardava a ritroso la strada oltre il vetro. La stessa strada che un anno prima non aveva percorso, mentre sfilavano dinnanzi ai suoi occhi paesaggi fiabeschi che non riusciva a vedere perché teneva lo sguardo fisso dentro sé stessa.
Intuì in quel momento che avrebbe provato, per tutta la vita, il medesimo sentimento di malinconica mancanza ogni volta che avesse smarrito il suo nome.

Non sarebbe successo spesso.

Per questo motivo lo aveva avvertito con un SMS che non aveva inviato.
“Non scendo”
Aveva scritto.
Poi, durante le ore passate accanto al finestrino, aveva cercato di liberarsi dal languore della memoria, cancellando una dopo l’altra, tutte le immagini e le parole, fino a ridurre il ricordo ad un’ombra effimera. Ma il messaggio era rimasto nel suo telefono.

Il treno aveva rallentato sul quarto binario.
La porta si era aperta su un’aria satura di tensioni e sudore.
Era stato un momento di gran confusione. C’erano valige spossate di respiri e chilometri.
E fumo.
E caldo.
Molti andavano di fretta, alcuni salivano.
Qualcuno piangeva.
Lui no.
Il suo sguardo attento scrutava tra la folla senza perdere neppure un dettaglio di ciò che non avrebbe visto.

Lei non scendeva.
Molte donne prendevano il suo posto.
Alcune si muovevano veloci nella confusione variopinta di grigio.
Una gli era corsa incontro con entusiasmo e fervore. Inciampandogli addosso lo avrebbe fatto cadere. Lui ruvidamente l’aveva evitata, ma lei lo aveva riconosciuto e gli tese la mano, insistente, perché non le veniva in mente un altro modo di salutarlo.
Entrambi arrossirono. Attoniti.
E trascurando tutte le regole imposte, non la invitò a bere un caffè.

Dopo questa mancanza poteva ripartire tranquilla.
Nell’insieme non era cambiato nulla, ogni cosa restava al suo posto.
Altrove.

L’altoparlante non annunciò nessuna partenza. La stazione si allontanava discreta, verso il paradiso perduto della probabilità.

mercoledì 19 giugno 2013

come shéhéraZade


[Shéhérazade - Édouard-Frédéric-Wilhelm]

Shéhérazade è l'essenza del principio femminile, colei che raccontando, incanta, seduce e pacifica l'uomo.

Personaggio chiave delle Mille e una Notte, riesce a interrompere la furia omicida del sultano Shahriar che, incrudelito dal tradimento della sposa infedele, da tre anni, ogni notte, prende una nuova sposa e  all’alba la fa decapitare.
Shéhérazade, figlia del gran Visir, si offre volontaria per passare la notte col re, consapevole di conoscere la più grande delle arti di seduzione: la fantasia.
Per mille e una notte, tiene desta la curiosità del sovrano con le sue favolose storie legate una all’altra come preziosi anelli di una collana, oppure rinchiuse una dentro l’altra come scatole cinesi. Quando finalmente Shéhérazade smetterà di raccontare, il re, per amor suo avrà dimenticato l’antico odio per le donne e si riconcilierà con la vita.

lunedì 17 giugno 2013

della lenteZZa e del ricordo

- Devi leggere “L’insostenibile leggerezza dell’essere”
- L’ho già fatto. Vent'anni fa, e... probabilmente è stato così leggero che è scivolato via. Non ricordo nulla. Non trovi che sia strano?
- No, affatto... si chiama arteriosclerosi.
- Oggi sei particolarmente simpatico. Intendevo dire: ci sono libri che rimangono, come pietre miliari sulla strada della nostra vita e altri che scompaiono nell’oblio più profondo. Alcuni ritornano.
- Ecco, appunto “L’idea dell’eterno ritorno è misteriosa...” comincia proprio così, questo è l’incipit.
- Ma dai?! Incredibile! Devo riprenderlo, allora. Vado! E... grazie!

...

Conosco i miei libri.
So dove trovarli. Al buio, nella confusione degli anni, dei ripiani, dei traslochi. Loro, ci sono. Sempre.
Apro l’antina, sposto la prima fila di volumi e lì, dove pensavo ci fosse la leggerezza consigliata, c’è un vuoto che non riesco a colmare. Fa quasi male, mentre allungo la mano verso ciò che non c’è più.
Teresa! Certo, ora ricordo.
Glielo avevo prestato tempo fa. Quanto tempo? Questo non lo ricordo, ma ricordo lei, come era allora. Aveva una missione, o almeno così credeva, un fardello troppo pesante da portare e un sorriso sempre acceso. Disegnava forme tristi, Teresa e riempiva quegli spazi di colori felici.
Non ho più rivisto Teresa, ma quel sentire insieme, che poi è il modo di amare la vita che conosciamo entrambe, lo percepisco adesso, sotto i polpastrelli, mentre traccio con le dita il contorno di quel vuoto dentro lo scaffale. Perché è davvero strano, sai, a volte, dei libri ti resta la vera essenza più che le parole. Perché è quella, che devi leggere, ora.

Ma la grossa sorpresa deve ancora arrivare. Vicino a quello spazio vuoto, o forse al posto suo, c’è un altro libro.
Certo, è normale che ci sia un altro libro in una libreria, ma ciò che non capisco è perché questo sia ancora avvolto dal nylon originale. Perfettamente sigillato.
Nuovo.
Intonso.
Sconosciuto.
Sì, perché io li conosco i miei libri e questo non è mio, non l’ho mai visto e soprattutto, sono sicura di non averlo mai posato lì.
Davvero singolare questo fatto che mi accende d’improvvisa e bizzarra curiosità.
Anomalo, penso... e l’anomalia, altro non è che una smagliatura, una fessura che si apre inaspettata e ti chiede di guardare attraverso. Di guardare oltre.
Potrei far finta di niente e non rispondere.
Potrei posarlo, quel libro, perché non è quello che cerco, quello che voglio.
Potrei addirittura provare fastidio, sapendo che qualcuno si è introdotto nei miei spazi, ha toccato i miei libri e magari, chissà, ha persino portato via qualcosa.
Ma io amo i paradossi e mentre il pensiero, ancora cerca motivi per rifiutare, le mani stanno già strappando l’involucro e il suo inconosciuto incanto.
Mi siedo e leggo.
Finalmente dimentico.
Lentamente cado dentro le parole e ricordo.
Sono quelle parole.
Sono ciò che è stato.
Sono qui.

Rallentando la corsa della loro notte, dividendola in parti distinte e separate fra loro, Madame de T. è riuscita a trasformare il breve arco di tempo a loro concesso in una meravigliosa architettura, in una forma. Dar forma a una durata è l'esigenza della bellezza, ma è anche quella della memoria. Ciò che è informe è inafferrabile, non memorizzabile. Concepire l'incontro come una forma è stato per loro tanto più prezioso perché quella notte era destinata a rimanere senza domani e non avrebbe potuto ripetersi che nel ricordo.
[Milan Kundera – La lentezza]

Domani ritorno.
Lentamente.


domenica 16 giugno 2013

profumi e silenZi

Le fughe si consumano nel silenzio e si portano via il profumo di un luogo.

Per sempre.

notturne provocaZioni

Mi alzai. Tossii. Mi venne un conato di vomito. Mi infilai lentamente i vestiti. "Mi fai sentire uno zero" le dissi. "Non posso essere così tremendo! Devo avere anche qualche lato buono!" Finii di vestirmi. Andai in bagno e mi buttai un po' d'acqua sulla faccia, mi pettinai. Se solo potessi pettinarmi anche la faccia, pensai, ma è impossibile
[Charles Bukowski - Post office]



Mi piacciono la schiettezza e la semplicità narrativa anche quando insistono con crudezza esasperante, quasi ostentata. Quello stile informale e l’atteggiamento anti-conformista che raccontano, con parole scarne e appuntite, un mondo di miseria e di cinismo, una realtà di quotidiana disperazione animata da vite alla deriva, deprimenti e gonfie di tristezza.

Non è facile passare attraverso allo squallore dipinto in questo quadro grottesco sempre in bilico tra edonismo e tragedia, solitudine ed emarginazione. Devi trasalire, almeno un po’. Un leggero sussulto, un palpito, un moto di ribellione. Devi sentire i contorni della tua pelle incresparsi. Devi provare un briciolo di disgusto e deve venirti la voglia di buttare il libro dalla finestra.

Ma se non lo fai, se ti limiti ad abbandonarlo innervosito, sul comodino... Se scendi in cucina ti prepari il caffé all’una di notte senza staccare la mente dalle sue parole... se cominci a seguire il filo conduttore di una superiore ironia e smetti di accontentarti dell’ordinario, banale e mediocre pensiero, allora sei salvo! Sì, perché di nuovo sei  in grado di reggere la provocazione e ancora capace di metterti in discussione.

A questo punto, nelle sue pagine ci cadi dentro e avidamente ti lasci trasportare in una notte unica, sull’onda della curiosità e dello stupore, per il solo gusto di provare a combattere una guerra donchisciottesca contro la disciplina e le regole. Con la voglia di essere libero di procurarti il maggior piacere possibile o più semplicemente per tornare a pensare, con la tua testa, in modo non omologato e non convenzionale. Fuori dagli schemi precostituiti e dagli standard. Fuori dai luoghi comuni. Fuori. A costruire percorsi di fuga che intrecciano sentieri eccitanti e suggestivi scenari. Fuori dalla prigione mentale di sequenze ripetitive, fuori dalla logica consueta e da quella di programmazione. Fuori da ogni controllo. Fuori da qui.

Poi, la mattina dopo è mattina e tu sei ancora vivo.
Magari stai in ufficio, o davanti al cassonetto della spazzatura col sacchetto in mano e le sue parole nella testa, mentre decidi dove mettere l’immondizia differenziata e pensi che forse scriverai un romanzo.
E lo scrivi.

sabato 15 giugno 2013

delicateZZe

Svagata e distratta, ipotizzo
sintattici intrecci e semantiche liaisons
tra analoghe intolleranze...

Cioccolatino?

martedì 28 maggio 2013

esitaZioni 2



Di passi ne aveva fatti molti. Uno dietro l’altro, senza accorgersi della distanza, senza avvertire la fatica. Con grazia diffusa e naturalezza. La strada, però… quella che dal cuore porta alle parole, era tutta in salita. Lastricata di paure e senso di inadeguatezza. Non percorribile. Solo in quel momento, allora, arrestava passi e pensieri, accendeva la musica e cominciava a volare…
 

martedì 30 aprile 2013

esitaZioni

Odi et amo
Ci sono motivi attraenti come una colica renale, eppure subdolamente si infilano tra un vuoto di pensiero e l’acqua che scorre sotto la doccia, solleticano le sinapsi neuronali e vincono.
Quando con orrore, ti accorgi che li stai canticchiando è troppo tardi. Lì, comincia il vero tormento di catulliana memoria.

Non sai perché, ma senti che accade.

lunedì 29 aprile 2013

esigenZe

Facile!

Come bere un bicchiere d’acqua.
Come disfarsi di ogni responsabilità.
Come levarsi il cappotto e gettarlo sul letto.
Come scrivere e cancellare.
Come tirare una riga sopra.

domenica 28 aprile 2013

il sogno di mercuZio

"Il tuo veleno è rapido. E così con un bacio io muoio"

Sipario.

Quarantasette secondi per decidere tra silenzio commosso e applausi vibranti.
Questa volta non so davvero.
Questa volta, resistere al sogno è più difficile del solito.
Poi, Mercuzio viene a salutarmi e mi toglie dall’empasse. Meno male che c’è lui!
La ferita ancora sanguina copiosa, però sorride mentre mi viene incontro.
Bello è bello. Non c’è che dire, ma è quel modo di essere sopra le righe che lo rende speciale.
Uno spirto libero.
"Un gentiluomo che gode ad ascoltarsi quando parla e che in un minuto è capace di dire più parole di quelle che ascolta in un mese"

- Grande pathos questa sera
- Sì, eravamo in gran forma. c’era sintonia. Persino quella stordita di Giulietta non ha sbagliato neppure una battuta. Ma tu... ma... sono lacrime quelle che vedo?
- Figurati! Qui dentro fa caldo e mi sudano gli occhi. E va bene! In realtà, speravo proprio che non lo bevesse quel veleno. Non questa volta!
- Sai com’è... William l’ha scritto così. E poi guarda che Romeo sta di là e firma autografi. Stai parlando del nulla!
- Sì, di sogni, che sono i figli d'un cervello pigro, fatti solo di vana fantasia, che sono inconsistenti come l'aria, più incostanti del vento, che ora scherza col grembo gelido del settentrione, ed ora, all'improvviso, in tutta furia, se ne va via sbuffando e volge il volto alle stillanti rugiade del sud.
- Che cosa fai? Mi rubi le battute?
- Le prendo a prestito, ma te le restituisco subito... che le parole a te servono per dar forma alle emozioni, alle paure e a liberarti da quelle forze che sfuggono il controllo della mente e ti avvelenano il cuore.
- Andiamo a bere qualcosa?
- Sì, forse è meglio. Nessun intruglio strano, però!
- Promesso!


domenica 21 aprile 2013

terraZZa

[Terrazza sul mare a Sainte-Adresse - Claude Monet]

Madame J.
"Louis...permettete che vi prenda sottobraccio e non abbiatevene a male se vi sussurro all’orecchio. Non è malizia la mia. Piuttosto un calo di voce improvviso che mi costringe, malgrado la sconvenienza del gesto, ad una più stretta vicinanza per essere udita. In verità, volevo complimentarmi per la vostra raffinata cucina di questa sera: una vera sinfonia del gusto! Quel soufflè al torrone... il suo sapore avvolgente... non lo dimenticherò facilmente, ma con il sorbetto al gelsomino, poi, avete davvero superato ogni mia aspettativa. Sì, ora ne sono convinta...il vostro peccato preferito è senza dubbio la gola!
Sarebbe disdicevole o riprovevole chiedervi ora, di gustare questa delizia suprema per il palato, sulla vostra terrazza?"

Monsieur L.
"Joséphine... sarà un piacere degustare insieme a voi un simile nettare mentre vi mostro il panorama che si gode dalla mia terrazza. La mia non umile dimora domina una vallata ricca d'ogni varietà di coltivazioni, e laggiù, su quelle dolci colline simili ai seni di una fanciulla distesa al sole, sono arroccati due paeselli che di notte scintillano come aureole accese dalle carezze ardenti del suo amante. La gola, Madame, è solo un mio peccato accessorio..."


giovedì 18 aprile 2013

lunedì 15 aprile 2013

la principessa Zaffìro e il cavaliere pallido

- È finita!
- Come?
- Nel modo peggiore: hanno deciso di rimanere amici...
- In che senso?
- Nel senso che faranno tutto quello che facevano prima, continueranno a volersi bene, a parlare, a vedersi, ma non staranno più insieme...
- Ma non stavano insieme neanche prima
- Già... è proprio quello il punto. Il coraggio di essere insieme,di essere Uno... tutto il resto è coppia
- Che spreco, però... la Principessa Zaffìro e il Cavaliere Pallido... erano così belli...
- Erano perfetti. In tutte le loro forme ed espressioni. Gli occhi verdi di lui e le movenze da gatta di lei. Il loro abbraccio era un inno alla gioia, il loro battito unisono. Si rubavano le parole di bocca e ridevano divertiti della loro sintonia di pensiero. Non smettevano di sorprendersi mai e quando camminavano per strada, il loro passo faceva invidia al mondo.
- Perché hanno smesso?
- Per il solito motivo: la paura
- Pensavo per l’impossibilità
- Anche quella fa paura
- Però non c’era...
- No, non c’era. Ma lui, con la certezza arrogante di chi riconosce l’altra parte di sé, ha ceduto alla fretta azzardando il passo, non le ha dato il tempo e lei ha perso il ritmo
- L’ha portata in discoteca?
- No, le ha parlato di matrimonio...
- Matrimonio?!?
- Sì, sai quel rituale noioso dove ci si abitua all’altro fino a non accorgersi più della sua presenza... quello che tra un “ma sì...” e un “va beh...” garantisce la sopravvivenza finché uno dei due non si iscrive ad un corso di tango argentino, oppure entra in una chat...
- E poi?
- E poi scopre che là fuori il mondo ha continuato a girare, il suo cuore riprende a battere, rimette in discussione tutto e torna a vivere...
- Intendevo “e poi che cosa è successo ai due?”
- Ah... lei ha preso le distanze. Lui per paura di perderla l’ha stretta d’assedio. Lei per paura di finire prigioniera è scappata e si è rifugiata nella sua torre d’avorio. Lui l’ha trovata e con gesto espiatorio, ha percorso quindici chilometri a piedi sotto una pioggia battente, poi è rimasto a guardare la sua finestra pregando in silenzio che lei si affacciasse almeno un’ultima volta. Lei è scesa tre giorni dopo e l’ha trovato fradicio di lacrime smeraldine, gli ha sfiorato il viso con una carezza morbida e gli ha detto “Tu sei pazzo... ma non hai colpa”. Lui le ha sorriso e ha risposto “No, adesso non più”. Poi, si è allontanato per sempre.
...........
- Menomale che non abbiamo più vent’anni...
- Menomale, sì.

sabato 13 aprile 2013

non sono Zen

Un eccesso di dati che non so organizzare, ristagna nella mente e rallenta l’espandersi della coscienza.
Detesto l’effetto imbuto.

giovedì 11 aprile 2013

belleZZe anni venti

Quando sfoglio le pagine di quegli anni venti, la prima a venirmi incontro è senz’altro lei: Tamara de Lempicka. Meravigliosa interprete su tela, della follia parigina di quei salotti,  con le sue deliziose silhouette drappeggiate in pose statuarie, quasi drammatiche, che si riempiono di pennellate dai colori brillanti e lacche dai toni accesi, restituendo fedelmente l’idea di un moderno e spregiudicato dinamismo, costruito sull’immagine simbolica di una donna eccessiva, connubio di bellezza e lascivia che sa di cipria e letti sfatti, che profuma di eleganza e riverbera luce soffusa di abat-jour, mentre in un sottofondo lontano, echeggiano le note del charleston e la voce della Baker.

Le donne di quegli anni non seguono una moda. La inventano. Si inventano suggestivi tagli di capelli a la garçonne, glamour e umorismo. Donne con le labbra  rosse e gli occhi bistrati, appena in bilico sui loro tacchi sagomati, vanno incontro alla modernità, rimettendo in discussione i ruoli sessuali e scegliendo finalmente di essere protagoniste.

E’ questo il nuovo modo con cui Coco Chanel costruisce il suo impero economico partendo dal nulla, rompendo con le regole del passato e inventando una nuova tendenza, diventando un punto di riferimento imprescindibile nella moda secondo regole che sembravano poter avere valore solo per pittori, musicisti e poeti. Artisticamente. Così, il suo famoso N° 5 diventerà leggenda insieme a lei e al suo stile pratico e sportivo, vagamente androgino, ma sempre estremamente elegante.

E poi… la Divina Greta Garbo, la perfezione dei suoi lineamenti e il fascino misterioso della sua sensualità. I suoi cappelli, i suoi foulard, i suoi guanti. Ritratto in bianco e nero dell’essenzialità. E della bellezza.

Adoro quelle donne capaci di giocare al maschile la carta della femminilità.

sabato 6 aprile 2013

del funZionamento e della nostalgia

Funziono per immagini.
Così, all’improvviso ne compare una davanti agli occhi. Mentre ti sto parlando. Mentre al telefono mi parli dell’ultimo film che hai visto.
Non te le racconto mai.
Però mi piace dipingerle.
Quella che ho scelto adesso è un cesto di vimini colorato e colmo di oggetti. Straripa di nostalgia e tenerezza. Fotografie, regali di Natale dimenticati, bambole, pizzi, giocattoli, libri, pagine di carta scritte a metà… Una maglia di cachemire infeltrita, occhiali da sole, un dopobarba che non usi da anni e che non ti piaceva neanche un po’. La prima penna stilografica. Quella che ti regalò la zia per la prima comunione.
E poi ci sei tu.
Dentro quel cesto, cerchi qualcosa.
Osservi con attenzione, ti chini, sporgi lo sguardo, allunghi la mano con poca convinzione e un velo di tristezza. Provi a cercare qualcosa alla rinfusa, dentro quel cumulo colorato di ricordi e nostalgia. Qualcosa che non speri di trovare.
Non più.
Poi vedi un disco, un vinile. Trentatre giri del tuo passato e qualche graffio che non va più via. Lo togli dal mucchio, lo osservi con un sorriso malinconico e ti allontani dal cesto tenendolo con entrambe le mani davanti agli occhi.
Sollevato.
Probabilmente lo ascolterai.
Ancora.
[fermo immagine]

venerdì 5 aprile 2013

giovedì 4 aprile 2013

veZZosa

E sarà per via di quelle parrucche incipriate, per quell’eleganza raffinata e colta, o magari solo per quelle gonne gonfie e fruscianti di crinoline profumate... o forse per quelle donne che vivevano di struggente passione letteraria, un po’ Emma e un po’ Elizabeth, pronte ad infiammarsi per un'ombra, o a danzare flessuose sulle note di un valzer... quelle che hanno attraversato i secoli sulle pagine di un libro e che sono ancora qui, anacronistico ritratto in bianco e nero, sempre in bilico tra  “Ragione e Sentimento”. Sarà per tutto questo, o forse per qualcos’altro ancora, ma torna il bisogno di esserci.

mercoledì 27 marzo 2013

citaZioni

Ho smesso di contare le volte in cui, arrivata alla seconda riga, ho cancellato e riscritto tutto nuovamente. Cercavo un inizio ad effetto, qualcosa di poetico e vero allo stesso tempo, qualcosa di grandioso, ma agli occhi. Non ci sono riuscita. Poi ho capito, ricordando ciò che non avevo mai saputo: che per i grandi cuori che muoiono nel corpo ma che continuano a battere nel respiro della notte, non ci sono canoni o bellezze regolari, armonie esteriori, ma tuoni e temporali devastanti che portano ad illuminare un fiore, nascosto, di struggente bellezza.

[Frida Kahlo]

mercoledì 13 marzo 2013

contraddiZioni

Paradossale e anacronistico, nell'era delle notizie in tempo reale, vedere tanta gente col naso alzato verso un comignolo.
Senza instant poll.

eleganZa

L’eleganza è una filosofia di vita. È stile, consapevolezza, misura.
L’eleganza supera la bellezza e la comprende: è bellezza in movimento e porta con se il senso del mutamento, come lo scorrere di un fiume, il fluire delle onde, il volo di un’aquila o l’impeto della passione forte, ma quando c’è, essa si muove  persino nel dolore nella vecchiaia, o nella povertà.
L’eleganza, effimera e impalpabile, ti seduce per la grazia che porta con sé, per la leggiadria dei suoi passi, per i suoi modi cortesi e per le parole che non conoscono inganno o ipocrisia. Si manifesta senza artifici e senza essere volgare mai.  È armonia di forme senza esibizione e senza fastidiosi orpelli. È l’arte di rendere bello ciò che è brutto con semplicità e naturalezza, di ricomporre ciò che è frammentato con coraggio e dedizione.
L’eleganza è dono e si dona incondizionatamente a chi l’apprezza e la comprende.

lunedì 11 marzo 2013

assenZio

Ma solo a piccole dosi. Come prodotto omeopatico.

Le Moulin Rouge, Henri, la Goulue, i dipinti del can-can.
Piume, strass e paillettes. Frenesia di note, di notte e artisti.
Lunghe barbe cespugliose che bevono assenzio facendosi aria con grandi cappelli di feltro.
Cabaret e Champagne.
La Belle Epoque.
Vite a metà fra dissoluzione  e senso di attesa e poi Lei: Montmartre, candida oasi di edonismo. Lussuriosa, segreta, sentimentale... bohémienne.

aZione

Buona la prima