domenica 23 giugno 2013

staZionario

Il suo non arrivo era avvenuto in ritardo.
Come un qualsiasi treno che si rispetti.

Aveva chiuso il libro e lo aveva riposto con cura, si era alzata, aveva radunato i bagagli, sistemato lo zaino sulle spalle e con decisione si era diretta verso l’uscita dello scompartimento.
Mancava mezz’ora.
Lui la mancava da molto più tempo.
Puntualmente.

In bilico sullo snodo, tra un vagone e l’altro, nello sferragliare afoso di un pomeriggio d’estate, guardava a ritroso la strada oltre il vetro. La stessa strada che un anno prima non aveva percorso, mentre sfilavano dinnanzi ai suoi occhi paesaggi fiabeschi che non riusciva a vedere perché teneva lo sguardo fisso dentro sé stessa.
Intuì in quel momento che avrebbe provato, per tutta la vita, il medesimo sentimento di malinconica mancanza ogni volta che avesse smarrito il suo nome.

Non sarebbe successo spesso.

Per questo motivo lo aveva avvertito con un SMS che non aveva inviato.
“Non scendo”
Aveva scritto.
Poi, durante le ore passate accanto al finestrino, aveva cercato di liberarsi dal languore della memoria, cancellando una dopo l’altra, tutte le immagini e le parole, fino a ridurre il ricordo ad un’ombra effimera. Ma il messaggio era rimasto nel suo telefono.

Il treno aveva rallentato sul quarto binario.
La porta si era aperta su un’aria satura di tensioni e sudore.
Era stato un momento di gran confusione. C’erano valige spossate di respiri e chilometri.
E fumo.
E caldo.
Molti andavano di fretta, alcuni salivano.
Qualcuno piangeva.
Lui no.
Il suo sguardo attento scrutava tra la folla senza perdere neppure un dettaglio di ciò che non avrebbe visto.

Lei non scendeva.
Molte donne prendevano il suo posto.
Alcune si muovevano veloci nella confusione variopinta di grigio.
Una gli era corsa incontro con entusiasmo e fervore. Inciampandogli addosso lo avrebbe fatto cadere. Lui ruvidamente l’aveva evitata, ma lei lo aveva riconosciuto e gli tese la mano, insistente, perché non le veniva in mente un altro modo di salutarlo.
Entrambi arrossirono. Attoniti.
E trascurando tutte le regole imposte, non la invitò a bere un caffè.

Dopo questa mancanza poteva ripartire tranquilla.
Nell’insieme non era cambiato nulla, ogni cosa restava al suo posto.
Altrove.

L’altoparlante non annunciò nessuna partenza. La stazione si allontanava discreta, verso il paradiso perduto della probabilità.

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