martedì 30 aprile 2013

esitaZioni

Odi et amo
Ci sono motivi attraenti come una colica renale, eppure subdolamente si infilano tra un vuoto di pensiero e l’acqua che scorre sotto la doccia, solleticano le sinapsi neuronali e vincono.
Quando con orrore, ti accorgi che li stai canticchiando è troppo tardi. Lì, comincia il vero tormento di catulliana memoria.

Non sai perché, ma senti che accade.

lunedì 29 aprile 2013

esigenZe

Facile!

Come bere un bicchiere d’acqua.
Come disfarsi di ogni responsabilità.
Come levarsi il cappotto e gettarlo sul letto.
Come scrivere e cancellare.
Come tirare una riga sopra.

domenica 28 aprile 2013

il sogno di mercuZio

"Il tuo veleno è rapido. E così con un bacio io muoio"

Sipario.

Quarantasette secondi per decidere tra silenzio commosso e applausi vibranti.
Questa volta non so davvero.
Questa volta, resistere al sogno è più difficile del solito.
Poi, Mercuzio viene a salutarmi e mi toglie dall’empasse. Meno male che c’è lui!
La ferita ancora sanguina copiosa, però sorride mentre mi viene incontro.
Bello è bello. Non c’è che dire, ma è quel modo di essere sopra le righe che lo rende speciale.
Uno spirto libero.
"Un gentiluomo che gode ad ascoltarsi quando parla e che in un minuto è capace di dire più parole di quelle che ascolta in un mese"

- Grande pathos questa sera
- Sì, eravamo in gran forma. c’era sintonia. Persino quella stordita di Giulietta non ha sbagliato neppure una battuta. Ma tu... ma... sono lacrime quelle che vedo?
- Figurati! Qui dentro fa caldo e mi sudano gli occhi. E va bene! In realtà, speravo proprio che non lo bevesse quel veleno. Non questa volta!
- Sai com’è... William l’ha scritto così. E poi guarda che Romeo sta di là e firma autografi. Stai parlando del nulla!
- Sì, di sogni, che sono i figli d'un cervello pigro, fatti solo di vana fantasia, che sono inconsistenti come l'aria, più incostanti del vento, che ora scherza col grembo gelido del settentrione, ed ora, all'improvviso, in tutta furia, se ne va via sbuffando e volge il volto alle stillanti rugiade del sud.
- Che cosa fai? Mi rubi le battute?
- Le prendo a prestito, ma te le restituisco subito... che le parole a te servono per dar forma alle emozioni, alle paure e a liberarti da quelle forze che sfuggono il controllo della mente e ti avvelenano il cuore.
- Andiamo a bere qualcosa?
- Sì, forse è meglio. Nessun intruglio strano, però!
- Promesso!


domenica 21 aprile 2013

terraZZa

[Terrazza sul mare a Sainte-Adresse - Claude Monet]

Madame J.
"Louis...permettete che vi prenda sottobraccio e non abbiatevene a male se vi sussurro all’orecchio. Non è malizia la mia. Piuttosto un calo di voce improvviso che mi costringe, malgrado la sconvenienza del gesto, ad una più stretta vicinanza per essere udita. In verità, volevo complimentarmi per la vostra raffinata cucina di questa sera: una vera sinfonia del gusto! Quel soufflè al torrone... il suo sapore avvolgente... non lo dimenticherò facilmente, ma con il sorbetto al gelsomino, poi, avete davvero superato ogni mia aspettativa. Sì, ora ne sono convinta...il vostro peccato preferito è senza dubbio la gola!
Sarebbe disdicevole o riprovevole chiedervi ora, di gustare questa delizia suprema per il palato, sulla vostra terrazza?"

Monsieur L.
"Joséphine... sarà un piacere degustare insieme a voi un simile nettare mentre vi mostro il panorama che si gode dalla mia terrazza. La mia non umile dimora domina una vallata ricca d'ogni varietà di coltivazioni, e laggiù, su quelle dolci colline simili ai seni di una fanciulla distesa al sole, sono arroccati due paeselli che di notte scintillano come aureole accese dalle carezze ardenti del suo amante. La gola, Madame, è solo un mio peccato accessorio..."


giovedì 18 aprile 2013

lunedì 15 aprile 2013

la principessa Zaffìro e il cavaliere pallido

- È finita!
- Come?
- Nel modo peggiore: hanno deciso di rimanere amici...
- In che senso?
- Nel senso che faranno tutto quello che facevano prima, continueranno a volersi bene, a parlare, a vedersi, ma non staranno più insieme...
- Ma non stavano insieme neanche prima
- Già... è proprio quello il punto. Il coraggio di essere insieme,di essere Uno... tutto il resto è coppia
- Che spreco, però... la Principessa Zaffìro e il Cavaliere Pallido... erano così belli...
- Erano perfetti. In tutte le loro forme ed espressioni. Gli occhi verdi di lui e le movenze da gatta di lei. Il loro abbraccio era un inno alla gioia, il loro battito unisono. Si rubavano le parole di bocca e ridevano divertiti della loro sintonia di pensiero. Non smettevano di sorprendersi mai e quando camminavano per strada, il loro passo faceva invidia al mondo.
- Perché hanno smesso?
- Per il solito motivo: la paura
- Pensavo per l’impossibilità
- Anche quella fa paura
- Però non c’era...
- No, non c’era. Ma lui, con la certezza arrogante di chi riconosce l’altra parte di sé, ha ceduto alla fretta azzardando il passo, non le ha dato il tempo e lei ha perso il ritmo
- L’ha portata in discoteca?
- No, le ha parlato di matrimonio...
- Matrimonio?!?
- Sì, sai quel rituale noioso dove ci si abitua all’altro fino a non accorgersi più della sua presenza... quello che tra un “ma sì...” e un “va beh...” garantisce la sopravvivenza finché uno dei due non si iscrive ad un corso di tango argentino, oppure entra in una chat...
- E poi?
- E poi scopre che là fuori il mondo ha continuato a girare, il suo cuore riprende a battere, rimette in discussione tutto e torna a vivere...
- Intendevo “e poi che cosa è successo ai due?”
- Ah... lei ha preso le distanze. Lui per paura di perderla l’ha stretta d’assedio. Lei per paura di finire prigioniera è scappata e si è rifugiata nella sua torre d’avorio. Lui l’ha trovata e con gesto espiatorio, ha percorso quindici chilometri a piedi sotto una pioggia battente, poi è rimasto a guardare la sua finestra pregando in silenzio che lei si affacciasse almeno un’ultima volta. Lei è scesa tre giorni dopo e l’ha trovato fradicio di lacrime smeraldine, gli ha sfiorato il viso con una carezza morbida e gli ha detto “Tu sei pazzo... ma non hai colpa”. Lui le ha sorriso e ha risposto “No, adesso non più”. Poi, si è allontanato per sempre.
...........
- Menomale che non abbiamo più vent’anni...
- Menomale, sì.

sabato 13 aprile 2013

non sono Zen

Un eccesso di dati che non so organizzare, ristagna nella mente e rallenta l’espandersi della coscienza.
Detesto l’effetto imbuto.

giovedì 11 aprile 2013

belleZZe anni venti

Quando sfoglio le pagine di quegli anni venti, la prima a venirmi incontro è senz’altro lei: Tamara de Lempicka. Meravigliosa interprete su tela, della follia parigina di quei salotti,  con le sue deliziose silhouette drappeggiate in pose statuarie, quasi drammatiche, che si riempiono di pennellate dai colori brillanti e lacche dai toni accesi, restituendo fedelmente l’idea di un moderno e spregiudicato dinamismo, costruito sull’immagine simbolica di una donna eccessiva, connubio di bellezza e lascivia che sa di cipria e letti sfatti, che profuma di eleganza e riverbera luce soffusa di abat-jour, mentre in un sottofondo lontano, echeggiano le note del charleston e la voce della Baker.

Le donne di quegli anni non seguono una moda. La inventano. Si inventano suggestivi tagli di capelli a la garçonne, glamour e umorismo. Donne con le labbra  rosse e gli occhi bistrati, appena in bilico sui loro tacchi sagomati, vanno incontro alla modernità, rimettendo in discussione i ruoli sessuali e scegliendo finalmente di essere protagoniste.

E’ questo il nuovo modo con cui Coco Chanel costruisce il suo impero economico partendo dal nulla, rompendo con le regole del passato e inventando una nuova tendenza, diventando un punto di riferimento imprescindibile nella moda secondo regole che sembravano poter avere valore solo per pittori, musicisti e poeti. Artisticamente. Così, il suo famoso N° 5 diventerà leggenda insieme a lei e al suo stile pratico e sportivo, vagamente androgino, ma sempre estremamente elegante.

E poi… la Divina Greta Garbo, la perfezione dei suoi lineamenti e il fascino misterioso della sua sensualità. I suoi cappelli, i suoi foulard, i suoi guanti. Ritratto in bianco e nero dell’essenzialità. E della bellezza.

Adoro quelle donne capaci di giocare al maschile la carta della femminilità.

sabato 6 aprile 2013

del funZionamento e della nostalgia

Funziono per immagini.
Così, all’improvviso ne compare una davanti agli occhi. Mentre ti sto parlando. Mentre al telefono mi parli dell’ultimo film che hai visto.
Non te le racconto mai.
Però mi piace dipingerle.
Quella che ho scelto adesso è un cesto di vimini colorato e colmo di oggetti. Straripa di nostalgia e tenerezza. Fotografie, regali di Natale dimenticati, bambole, pizzi, giocattoli, libri, pagine di carta scritte a metà… Una maglia di cachemire infeltrita, occhiali da sole, un dopobarba che non usi da anni e che non ti piaceva neanche un po’. La prima penna stilografica. Quella che ti regalò la zia per la prima comunione.
E poi ci sei tu.
Dentro quel cesto, cerchi qualcosa.
Osservi con attenzione, ti chini, sporgi lo sguardo, allunghi la mano con poca convinzione e un velo di tristezza. Provi a cercare qualcosa alla rinfusa, dentro quel cumulo colorato di ricordi e nostalgia. Qualcosa che non speri di trovare.
Non più.
Poi vedi un disco, un vinile. Trentatre giri del tuo passato e qualche graffio che non va più via. Lo togli dal mucchio, lo osservi con un sorriso malinconico e ti allontani dal cesto tenendolo con entrambe le mani davanti agli occhi.
Sollevato.
Probabilmente lo ascolterai.
Ancora.
[fermo immagine]

venerdì 5 aprile 2013

giovedì 4 aprile 2013

veZZosa

E sarà per via di quelle parrucche incipriate, per quell’eleganza raffinata e colta, o magari solo per quelle gonne gonfie e fruscianti di crinoline profumate... o forse per quelle donne che vivevano di struggente passione letteraria, un po’ Emma e un po’ Elizabeth, pronte ad infiammarsi per un'ombra, o a danzare flessuose sulle note di un valzer... quelle che hanno attraversato i secoli sulle pagine di un libro e che sono ancora qui, anacronistico ritratto in bianco e nero, sempre in bilico tra  “Ragione e Sentimento”. Sarà per tutto questo, o forse per qualcos’altro ancora, ma torna il bisogno di esserci.