domenica 16 giugno 2013

notturne provocaZioni

Mi alzai. Tossii. Mi venne un conato di vomito. Mi infilai lentamente i vestiti. "Mi fai sentire uno zero" le dissi. "Non posso essere così tremendo! Devo avere anche qualche lato buono!" Finii di vestirmi. Andai in bagno e mi buttai un po' d'acqua sulla faccia, mi pettinai. Se solo potessi pettinarmi anche la faccia, pensai, ma è impossibile
[Charles Bukowski - Post office]



Mi piacciono la schiettezza e la semplicità narrativa anche quando insistono con crudezza esasperante, quasi ostentata. Quello stile informale e l’atteggiamento anti-conformista che raccontano, con parole scarne e appuntite, un mondo di miseria e di cinismo, una realtà di quotidiana disperazione animata da vite alla deriva, deprimenti e gonfie di tristezza.

Non è facile passare attraverso allo squallore dipinto in questo quadro grottesco sempre in bilico tra edonismo e tragedia, solitudine ed emarginazione. Devi trasalire, almeno un po’. Un leggero sussulto, un palpito, un moto di ribellione. Devi sentire i contorni della tua pelle incresparsi. Devi provare un briciolo di disgusto e deve venirti la voglia di buttare il libro dalla finestra.

Ma se non lo fai, se ti limiti ad abbandonarlo innervosito, sul comodino... Se scendi in cucina ti prepari il caffé all’una di notte senza staccare la mente dalle sue parole... se cominci a seguire il filo conduttore di una superiore ironia e smetti di accontentarti dell’ordinario, banale e mediocre pensiero, allora sei salvo! Sì, perché di nuovo sei  in grado di reggere la provocazione e ancora capace di metterti in discussione.

A questo punto, nelle sue pagine ci cadi dentro e avidamente ti lasci trasportare in una notte unica, sull’onda della curiosità e dello stupore, per il solo gusto di provare a combattere una guerra donchisciottesca contro la disciplina e le regole. Con la voglia di essere libero di procurarti il maggior piacere possibile o più semplicemente per tornare a pensare, con la tua testa, in modo non omologato e non convenzionale. Fuori dagli schemi precostituiti e dagli standard. Fuori dai luoghi comuni. Fuori. A costruire percorsi di fuga che intrecciano sentieri eccitanti e suggestivi scenari. Fuori dalla prigione mentale di sequenze ripetitive, fuori dalla logica consueta e da quella di programmazione. Fuori da ogni controllo. Fuori da qui.

Poi, la mattina dopo è mattina e tu sei ancora vivo.
Magari stai in ufficio, o davanti al cassonetto della spazzatura col sacchetto in mano e le sue parole nella testa, mentre decidi dove mettere l’immondizia differenziata e pensi che forse scriverai un romanzo.
E lo scrivi.

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