martedì 16 maggio 2017

senZa saperlo



Era il giorno del loro anniversario, ma aveva smesso di saperlo.
Eppure, soltanto un anno prima ad Antibes, seduta nel dehor di Chez Michou aveva accarezzato ipotesi di felicità, fra i riflessi  madreperlacei di  conchiglie sparse su un Plateau Royal, e quelli dorati di un calice di Sancerre gelato, noncurante di quel vago retrogusto metallico che portava insieme l’eco di infrangibili catene, il suo palato era troppo indaffarato ad apprezzare altri sapori per sapere che quell’incanto presto avrebbe perso al sua magia. Aveva smesso di saperne il gusto. E il profumo.
 
Non sapeva più il colore di quella luna che li aveva stregati… imprigionati in una notte di settembre…

Non sapeva il tempo. Quello che le lancette dell’orologio stavano scorrendo e non sapeva più quello infinito. Amare… tempo infinito. Come desiderare. Come sperare. Essere.
Era diventato tempo presente, era sostanza e forma. Era vita. Anime vive che si ritrovavano nell’abbraccio senza tempo. Cuori che si fondevano nello stesso ritmo sincrono e procedevamo con la medesima vibrante passione. Un pensiero soltanto, un unico sentire. Era sostantivo, era il suo nome. Era Amore.
Le ore passavano mentre declinava i suoi verbi al passato senza cercare un futuro da aspettare e il suo futuro era lì.

Ma lei, aveva smesso di saperlo.



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